Pindaro (Cinocefale 522-518 a.C. – Argo 445-438 a.C.), fu uno dei più grandi poeti lirici greci, forse il maggiore esponente della lirica corale.
Negli Epinici cantò le vittorie della gioventù aristocratica dorica ( di cui era parte). Pindaro portò queste sue liriche ai giochi panellenici. Il suo ideale, tipicamente greco – aristocratico, era che l’ideale umano coniugava bellezza e bontà, potenza fisica ed intelligenza; la prestanza atletica era quindi l’epifania più evidente di questo canone umano.
Pindaro visse molti anni in Sicilia, fra le due capitali della grecità del tempo: Siracusa ed Agrigento presso i tiranni Gerone e Tirone.
Pindaro rimane uno dei più grandi cantori della coscienza della Grecia classica; i suoi brani narrativi sono pregni di improvvisi scarti, di impennate poetiche ( i voli pindarici) che, al di là della coerenza logica, danno ai suoi testi una tensione intellettuale e poetica unica
Eschilo ( Eleusi 525 a.C. – Gela 456 a.C.), può essere considerato il padre della tragedia greca nella forma a noi è nota.
Le sue opere ci sono pervenute quasi per intero e compongono un corpus di immutata efficacia drammatica e poetica.
Come gli altri tragici egli fu sia autore che regista delle proprie opere ed a lui venne attribuita l’introduzione, nella rappresentazione, della maschera e dei coturni; trovata che dava maggiore solennità ieratica al personaggio, svincolato dal volto dell’inteprete e divenuto categoria dell’umano.
E’ con Eschilo che prende avvio la trilogia; tre opere fra loro legate ( dal contenuto, da un forte legame di senso, dalla storia narrata che ne fa da sostrato). L’Orestea è l’unica sua trilogia che ci è pervenuta integra.
Fu appunto dopo la prima rappresentazione dell’Orestea che Eschilo si recò a Siracusa, invitatovi dal tiranno Gerone.
A Siracusa Eschilo farà rappresentare I Persiani e scriverà le Etnee proprio per onorare la città dei tiranni.
Simonide ( Isola di Ceo 555 a.C. – Agrigento 466 a.C.). Famoso poeta lirico, nell’isola nativa si formò ed iniziò la sua carriera letteraria.
Da adulto non poté non recarsi nel cuore dell’intellettualità greca, Atene, allora sotto il regime del tiranno Ipparco.
Come tutti gli intellettuali del suo tempo viaggiò molto, fino ad approdare nella Magna Grecia dove, a Siracusa, fu gradito ospite di Gerone I. Si spostò poi ad Agrigento, alla corte di Terone, dove morì.
Simonie fu una figura nuova di intellettuale, per quel tempo; il suo lavorare su commissione, vivendo delle committenze, ne fa una figura moderna di intellettuale che vive del proprio lavoro.
La tradizione narra di sue cinquantasei vittorie ai concorsi lirici.
La sua opera ( inni, epinici,elegie, ditirambi) ci è pervenuta fortemente mutila
Bacchilide ( Isola di Ceo, 516 a.C. -451 a.C.), fu poeta lirico, nipote di Simonie e coetaneo di Pindaro.
Come ogni intellettuale del suo tempo viaggiò molto in Tessaglia, Macedonia ed, ovviamente, Atene.
A Siracusa fu ospitato dal tiranno Gerone.
Bacchilide scrisse epinici, ditirambi, inni e parteni poi raccolti in dieci libri dai filologi alessandrini.
Pochissimo sapremmo della sua opera se nel1897 non fossero stati ritrovati due papiri egiziani che,in parte ed in riferimento agli epinici ed ai ditirambi, ce ne hanno restituito la testimonianza.
La struttura dei suoi epinici è in qualche modo simile a quella che troviamo in Pindaro. Mito e canone di eccellenza atletica ne sono alla base. Di particolare rilevanza è l’epinicio a Gerone, vincitore ad Olimpia nel 468 a.C.
Elio Tocco